La Generazione X è composta dagli individui nati tra il 1965 e il 1980, che, ad oggi, si collocano prevalentemente nella fascia d’età tra i 40 e i 55 anni La generazione di cui anch’io faccio parte. Sono stati testimoni di un periodo tumultuoso caratterizzato da grandi cambiamenti sociali, culturali, politici ed economici. Anni in cui la popolazione ha fronteggiato molteplici sfide, tra cui l’autunno caldo del ’69, gli “anni di piombo” e del terrorismo, e la deregolamentazione del mercato del lavoro.
A questi contesti si aggiungono eventi storici come la caduta del muro di Berlino e la dissoluzione dell’Unione Sovietica. Eventi che non solo hanno ridefinito le dinamiche globali ma hanno avuto un impatto significativo sulla percezione della realtà per la Generazione X. Da un lato, infatti, hanno vissuto un’infanzia non ancora influenzata dall’era digitale e, dall’altro, hanno abbracciato l’innovazione tecnologica in un’età adulta. La loro generazione è stata una delle prime ad adattarsi e ad integrare completamente la tecnologia nella propria vita quotidiana. Ogni generazione ha un proprio standard di vita e proprie abitudini, sarebbe anormale se non fosse così. La mia generazione è quella del “non prendere caramelle da uno sconosciuto” oppure “non fidarti di quella persona“. Lo scetticismo (di cui non rientro assolutamente in questa casistica). Spesso però noi della generazione X prendiamo questi moniti come “cosa ci guadagno?” Qualcosa che deve portare per forza ad una valida motivazione o ad un progetto finalizzato ad un ritorno. La generazione X, che bella generazione perché è quella che quando eravamo bambini o appena adolescenti avevamo già visto in tv il referendum sul divorzio, il padre uscire la mattina per andare al lavoro e rientrare a casa la sera con una lettera di licenziamento. Tra i 10 e i 12 anni noi di questa generazione abbiamo avuto a che fare con i nostri fratelli o sorelle (io sono figlio unico) per badare loro e per accudire casa e aiutare i genitori che rientravano stanchi la sera dopo il lavoro. Nessuno ci ha mai detto cosa era giusto o non giusto fare, ce la siamo sempre cavata da soli noi della generazione X. Siamo stati capaci di diventare autonomi senza fidarsi di nessuno, solo con le nostre forze. Adulti di riferimento disponibili per noi, in giro, ce n’erano sempre pochi. Siamo cresciuti vivendo la messa in discussione, a volte perfino il ribaltamento, di ogni istituzione o punto fermo sociale – politico – economico. Abbiamo visto sgretolarsi le certezze di chi veniva prima di noi. Capacità di adattamento, resilienza, mentalità flessibile e versatile ecco alcune delle caratteristiche principali della generazione X. Chi è nato sotto il “segno” di questa generazione ha saputo e sa ancora cosa significa la propensione all’indipendenza, ad attuare e avviare lavori indipendenti in piena autonomia e gestione. La vita ed il lavoro però sono due cose ben separate non fanno mai confusione tra una e l’altra e conoscono l’etica ed il rispetto. La generazione X è stata forse la generazione che ha cambiato anche il punto di vista della professione, dello studio, della vita sociale. Un consiglio disinteressato è quello di leggere il libro di Douglas Coupland “Generazione X” ed. Mondadori. Coupland descrive la generazione dei ragazzi dei primi anni novanta. “Per ragazzi si intende le persone sulla trentina che, se fino a qualche tempo prima sarebbero stati definiti uomini, ora acquistano uno status diverso. Si trovano in un limbo indefinito non più fatto di scelte di vita in qualche modo definitive, ma in un universo più mutevole, e meno deterministico.” Insomma la nostra generazione vista, è il caso di dirlo, ai raggi X. La nostra generazione quella di coloro che sono nati sul finire degli anni ’60 nella quale ci siamo sempre auto-commiserati, nella quale ci siamo considerati sconfitti grazie ad un gioco del destino. Una generazione, la nostra, che ha saputo comunque esorcizzare i propri demoni ed uscirne indenne dal grande caos che la circonda.