Blaise Pascal affermava: “Noi non ci accontentiamo della vita che è in noi e nel nostro proprio essere, vogliamo vivere nel pensiero degli altri una vita immaginaria e, a questo fine, ci sforziamo di apparire. Lavoriamo senza posa ad abbellire e a conservare il nostro essere immaginario e trascuriamo quello vero.”
Essere e apparire si rimescolano continuamente nella vita di ogni uomo. Cominciamo dal significato, cosa si vuole intendere con ESSERE E APPARIRE quando le due parole vengono accostate e contrapposte. Essere è la caratteristica essenziale di ogni individuo, la sua autenticità, come si è davvero. Luigi Pirandello basava il suo pensiero tra vita e forma, maschera e volto, apparire ed essere. Per lo scrittore siciliano la personalità degli uomini non è una ma ve ne sono molteplici e cambia a seconda delle circostanze e delle convivenze. L’individuo ha per natura il bisogno di confermare la propria esistenza e ciò è dato dal vedere ed essere visti. Apparire significa mostrarsi agli altri e questo vuol dire avere o cercare spettatori: esibirsi, mostrarsi, essere individuati e percepiti
e, dunque essere accettati. Secondo Pirandello gli uomini non sono liberi, sono inseriti, fin dalla nascita, in una società regolata da leggi e abitudini fissate in precedenza indipendente dalla propria volontà. All’uomo non resta che indossare una
maschera obbligandosi a muoversi secondo schemi ben definiti che accetta anche quando contrastano con la propria natura.
L’Apparire è la superficialità, la formalità vuota, è il volere essere o diventare ciò che non si è o che si vorrebbe. Da piu’ parti si sente dire quanto è importante essere se stessi con la spontaneità e l’autenticità che contraddistinguono l’essenza ma spesso quando ci si piega a certi “voleri” altrui ecco che il “noi stessi” non ricopre piu’ il ruolo primario perché il nostro io viene mutato e adattato al volere della società. I contesti attuali purtroppo sono contrassegnati dall’apparenza contestualmente allo sviluppo della civiltà delle immagini e del dilagare della tecnologia che propone un’altra realtà.
Tornando al conflitto tra l’essere e l’apparire, esso ha inizio già nella prima infanzia, nei bambini piccoli, già abili ad ottenere quello che vogliono ricorrendo ad ingenue finzioni. Crescendo i ragazzi si inoltrano in giochi di finzioni sempre più seri, recitano ruoli sempre più predefiniti. Non a caso l’adolescenza è un periodo psicologicamente labile: L’identità deve formarsi e rinforzarsi, scegliendo quali maschere portare per proteggere l’interiorità. Viviamo in una società regolata da leggi sociali e morali da rispettare che spesso ci condizionano e ci obbligano a muoverci secondo schemi ben definiti che accettiamo anche quando contrastano con la nostra natura. Tuttavia, c’è chi ancora crede nel proprio essere naturale e non si fa piegare ne spezzare assorbendo critiche e giudizi, continua imperterrito ed a testa alta ad essere se stesso. Talvolta tendiamo a mostrarci migliori di quello che siamo, abbellendo le situazioni, raccontandole in modo tale che risaltino le nostre capacità. Spesso tutto ciò è così involontario che non si può parlare di una vera finzione, ma c’è! E che dire dell’apparire migliori esteticamente? C’è chi ricorre a forme di cosmesi chirurgica che alterano i corpi sani con il fine di adattarli a mode e canoni sociali trascurandone l’essere interiore anzi quasi bannandolo dalla propria vita. E’ questo l’interno e l’esterno una delle piu’ vecchie dicotomie del pensiero filosofico che trova spazio nella metafisica. Dentro è fuori e fuori è dentro nella concezione piu’ ampia della filosofia orientale dello Yin e dello Yang. Lo yin e lo yang è un simbolo di armonia, che causa l’equilibrio e produce l’interazione tra le due energie. Yin yang sono due concetti del Taoismo, che espongono la dualità di ogni cosa nell’universo. Lo yang è un’energia luminosa, un’energia positiva, al contrario invece lo yin è una luce negativa, una luce passiva. Credo che su questo punto si può definire in maniera meno criptica il concetto di apparire e di essere. La forma e la sostanza non cambiano, essere è positivo apparire è negativo. L’essere umano ha entrambe le “entità” dentro di sé e per natura non può farne a meno solo che ha dalla sua parte la libertà di scegliere quale delle due ha piu’ valore. In altre parole: siamo quello che siamo, ma possiamo senz’altro diventare ciò che desideriamo o vorremmo essere, se ci limitiamo esclusivamente a conoscerci in profondità, in questo modo saremo anche meno influenzabili e piu’ infallibili.