Nasce, oggi più che mai, l’esigenza di dare senso alle parole, alle cose, ai rapporti umani, alla politica, intesa come categoria nobile dell’agire collettivo. Le nostre parole sono spesso prive di significato, perché le abbiamo consumate, svuotate con un uso eccessivo e inconsapevole. Per raccontare dobbiamo rigenerare le nostre parole, per fare questo dobbiamo farle a pezzi e ricostruirle e questa procedura si chiama manomissione, che ha un duplice significato: il primo è quello del sinonimo dell’alterazione o dell’atteggiamento violativo nei confronti di una parola, il secondo deriva dal diritto romano (manumissia), ovvero la celebrazione della liberazione di uno schiavo. Siamo legati a parole che non corrispondono mai a ciò che avremmo voluto dire se non fosse perché abbiamo anteposto il problema legato all’indifferenza ed all’insicurezza nell’esporre quelle parole. Una parola esprime un pensiero, un concetto. Se cambio la parola, modifico il pensiero originale e la visione o la percezione del mondo cambia di conseguenza. Il linguaggio può avere pertanto un impatto molto importante sulla vita di tutti i giorni, per questo bisogna intervenire sulla misurazione della parola e sul concetto di saperla usare bene senza alterare il dialogo. “Le parole sono un’arma molto potente perché influenzano il nostro stato d’animo, la nostra percezione del mondo e le nostre scelte. Proprio come scegliamo con cura il cibo, il nutrimento per il nostro corpo, occorre prestare attenzione anche alle parole che utilizziamo per il nostro dialogo interiore e per le interazioni con gli altri. Esse sono la base per la nostra forza e serenità interiore. Nelle parole è racchiuso il seme della felicità. Ecco perché è importante sceglierle con cura e nutrire la mente e lo spirito con affermazioni positive ogni giorno.” (cit. Louise Hay). Con le parole dobbiamo stare molto attenti, più noi le misuriamo e meglio saranno i nostri rapporti con gli interlocutori che sapranno ascoltarti con attenzione ottenendo il massimo beneficio dal dialogo per noi stessi.