La legge è dura ma è la legge. E fino a qui niente da dire ma quando i numeri dicono che la nostra giustizia si colloca vergognosamente al 130 posto su 141 Paesi censiti per capacità di “risolvere controverse” allora i dolori iniziano farsi sentire. L’efficienza del sistema giudiziario e legale in caso di contestazioni è al 126 posto e siamo dietro a quei paesi nei quali c’è la dittatura. Vergognosamente facciamo pena o ridere, dipende dal punto di vista. Dev’esserci qualcosa che non nel Dna nazionale perché se andiamo a rileggere un passaggio dal libro di Carlo Collodi (massone tanto per…) “Le avventure di Pinocchio” dove l’autore scrive cosi: “Quel povero diavolo è stato derubato di quattro monete d’oro: pigliatelo dunque e mettetelo subito in prigione.” Ordina il giudice-gorilla alle guardie, dopo aver raccolto la triste denuncia del burattino. Il paradosso di incarcerare le vittime e scarcerare i delinquenti, come poche righe dopo fa l’Imperatore del Paese in cui è ambientato l’aneddoto. La responsabilità etica dov’è andata a finire? Probabilmente è finita dentro a quelle migliaia di pagine che compongono la riforma della giustizia che la linea politica italiana impegnata ad ottenere voti e mantenere il “cadreghino” (in dialetto milanese è la seggiola) caldo e sicuro non si è degnata di dare un’occhiata anche furtiva e sarebbe sufficiente non chiediamo di piu’. C’è chi vuole ascoltare e c’è chi finge di ascoltare ma dice di avere ascoltato tutto e di aver preso nota del fatto che la nostra giustizia è priva di fondi e quindi non può attingere per riformulare il codice penale, la certezza della pena, frenare il prolungamento di carriera delle toghe e ripristinare quelle leggi che in questo secolo hanno soltanto posto sulla bilancia i loro interessi. Quello che conta è il giudizio e non l’inizio della procedura a carico di qualcuno perché siamo in uno stato di diritto e non in uno stato anarchico dove tutto è permesso sia per l’accusa che per la difesa e poi basta con questa giustizia creata dai media che danno vita a processi in piazza ancora prima che arrivano gli avvisi di garanzia. Sant’Agostino citava cosi: “Se non è rispettata la giustizia, che cosa sono gli Stati se non delle grandi bande di ladri? Perché anche le bande dei briganti che cosa sono se non dei piccoli stati?”